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Perché io ingrasso e tu no?

Aggiornamento: 27 set 2020



A dimostrazione che non siamo tutti uguali oggi non c’è solo il DNA ma anche il microbiota.

Il “non siamo tutti uguali” nel contesto dell’alimentazione sembra, infatti, avere fondamento scientifico nella intervariabilità del microbiota.

Recenti studi condotti su più di 1000 persone, compresi coppie di gemelli, hanno dimostrato che la risposta metabolica (es. glicemia e insulina postprandiale, livelli di trigliceridi) ad uno stesso pasto è fortemente condizionata dal microbiota.

Sappiamo che una diminuzione della diversità microbica e una rappresentazione alterata delle specie batteriche (es. diminuzione della percentuale di Bacteroidetes e aumento dei Firmicutes) è stata associata al rischio di obesità e sindrome metabolica.

In ottica di microbiota anche il concetto di calorie del pasto perde significato poiché ci sono specie microbiche che riescono ad estrarre più energia da uno stesso alimento creando quel surplus che fa ingrassare in maniera molto individuale.

Parliamo infatti di microbiota “grasso” e “magro” e le loro proprietà metaboliche sono altamente trasmissibili. Tramite trapianto fecale, infatti, è possibile predisporre il ricevente ad obesità o magrezza, in base alle caratteristiche del donatore. Questo è stato sperimentato in linee di topolini “germ-free” cioè privi di microrganismi a livello intestinale usati in ricerca come modello per studiare la causalità di patologie. Il trapianto fecale è oggi una promettente strategia terapeutica, in alcuni ambiti ancora di tipo sperimentale, per le molte malattie associate allo squilibrio della flora intestinale.

Cosa può cambiare il microbiota?

Sicuramente la dieta!

Studi hanno dimostrato che anche un cambiamento della dieta di breve periodo può impattare la composizione del microbiota. Oltre alla tipologia e varietà degli alimenti è fondamentale la qualità degli stessi poiché il cibo può essere il più importante veicolo do inquinanti ambientali nel nostro organismo.

Sicuramente il movimento!

La letteratura scientifica è concorde nell’affermare che una regolare attività fisica con un carico allenante che sia adeguato alle capacità e condizioni fisiche della persona ha un effetto positivo sulla biodiversità e composizione del microbiota.

Sicuramente lo stile di vita!

Per stile di vita intendiamo un sano ritmo sonno-veglia, una limitata esposizione a xenobiotici ambientali (fumo, alcool, tossine e metalli pesanti presenti ovunque, anche nelle acque, sostanze chimiche e fitofarmaci in agricoltura e negli allevamenti), nonché un oculato uso di quei farmaci che vanno ad alterare il microbiota (antibiotici, antiacidi, antimicotici, antidepressivi, ecc).

Scoprire, quindi, i meccanismi che correlano la nostra risposta metabolica al cibo ed intervenire potrebbe essere un valido aiuto nel campo della medicina personalizzata per la prevenzione e/o trattamento dei disturbi o patologie correlate.

Bibliografia

o Berry SA et al. Human postprandial responses to food and potential for precision nutrition. Nature Medicine. 2020 June; 26: 964–973.

o Turnbaugh PJ et al. An obesity-associated gut microbiome with increased capacity for energy harvest. Nature. 2006 Dec 21;444 (7122): 1027-1031

o David LA et al. Diet rapidly and reproducibly alters the human gut microbiome. Nature. 2014 Jan 23; 505(7484): 559-563.

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